In piena emergenza Covid, pensando che potessero occorrere degli ulteriori spazi per contenere l’epidemia e offrire più strutture per le cure degli ammalati, a Francavilla al Mare, piccolo comune in provincia di Chieti, venne chiuso il Consultorio familiare. Fu una decisione inevitabile per il momento, ma oggi, a distanza di quasi 4 mesi, l’intensione della Asl sembra essere quella di non riaprire più i battenti. Non a Francavilla.
Istituiti nel 1975 come strutture a sostegno della Famiglia, i Consultori svolgono sul territorio un servizio inequivocabilmente importante.
Realtà che nasce con molteplici finalità quali: l’assistenza psicologica alle coppie per una maternità e paternità responsabili, la divulgazione di informazioni per gestire la gravidanza in sicurezza, la tutela della salute delle neomamme e dei nascituri, la prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili… il Consultorio svolge anche il servizio fondamentale per molte donne di garantire una consulenza gratuita, facilmente accessibile, per affrontare in un ambiente protetto tante tematiche delicate che spesso sono portatrici di disagi importanti o sintomi di malesseri psicofisici non riconosciuti.
Negare la ri-apertura di una struttura sanitaria come questa, terminata l’emergenza Covid, è come negare l’esistenza di un problema. O meglio, di una serie di problemi. …e non fare tesoro dell’esperienza appena vissuta.
Non ritenere la sessualità, la famiglia, l’assistenza psicologica e medica come degli aspetti fondamentali da tutelare e difendere, è il paradosso del post lockdown. Dopo aver letto di quante donne sono state picchiate all’interno delle loro case, di quante coppie hanno vissuto difficoltà importanti… di quanti nuclei familiari siano scoppiati… affermare di voler chiudere la sede di Francavilla al Mare del Consultorio che serviva un bacino di utenza di oltre 50.000 persone (specie nella stagione estiva) è la dimostrazione di quanto la lezione sia lontana dall’essere imparata. Non si superano le emergenze, specie se sanitarie, intervenendo a posteriori, ma è la prevenzione che può fare la differenza.
La diffusione di un approccio etico e sano alla vita, ai servizi, al mondo potrebbe stupirci…
A noi dell’Associazione Orizzonte, che del trasformare il disagio in risorsa abbiamo fatto un punto di forza, il Covid ha insegnato questo: non si può lavorare sui ragazzi disabili se non lo si fa sulle famiglie. Non si risolvono i problemi durante l’adolescenza se non si sono messe delle solide basi durante l’infanzia… e saremmo felici, se anche la Asl avesse la sensibilità di rivedere le sue decisioni… non si può avere una cittadinanza serena e una qualità della vita se le si tolgono gli strumenti per costruirla.