Mercoledì 19 agosto è stato interpretato nella piazza della Rinascita, durante la rassegna teatrale “La solidarietà non va in vacanza” lo spettacolo scritto e interpretato da Silvio Sarta.
La prosa surreale scritta nel 1980 e’ stata messa in scena dai ragazzi dell’Associazione Orizzonte Onlus e dai suoi operatori con la regia attenta di Michelina Mattoscio, la Presidente e la strordinaria presenza di Domenico Turchi.
…provate ora a chiudere gli occhi, ad immaginarvi la melodia armonica di un brano musicale e… di tanto in tanto, pensare di essere disturbati da dei suoni fastidiosi di alcune note discordanti.
La faccia inizia a contrarsi, il respiro per un attimo si trattiene… la sensazione di benessere svanisce in un attimo..e la percezione di fastidio, incredulità, perplessità si fa largo.
Così potremmo descrivere la “pazzia” quando ce la troviamo davanti.
Spesso siamo portati a pensare alla disabilità come ad uno stato “fisico” o di ritardo mentale… in pochi ne percepiscono le infinite sfumature che questa parola può racchiudere, eppure… “disabile” è anche colui che ha un disturbo nella percezione della realtà e nella sua interazione con essa tale da non renderlo completamente autonomo e indipendente. A volte perfino pericoloso per sé stesso e per gli altri.
Cantava Simone Cristicchi:
“Io sono un pianoforte con un tasto rotto, l‘accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi…” riferendosi ad un pazzo che si raccontava in uno dei suoi brani…
Ebbene, nonostante in questa parte del mondo c’è l’abitudine a vivere la vita in modo performante lasciando da parte i problemi, le persone con disagi e problematiche tali da limitarne la quotidianità sono molte di più di quelle che possiamo pensare.
La pazzia, la disabilità non sono più concetti lontani da noi come potremmo immaginare… sono vicini, ma così vicini, ma così vicini..
che spesso, non li riconosciamo nemmeno.
“La cena 2020…a distanza” vuole essere, nella sua semplicità, una riflessione sulla complessità delle relazioni, delle dinamiche familiari, sulla comicità che spesso nasconde sofferenze, disagi, solitudine.
In una chiave comica, gli attori interpretano personaggi fantasiosi, dai tratti a volte grotteschi, le cui storie si intrecciano intorno ad una tavola che dovrebbe essere imbandita, ma che in realtà non si capisce se lo sia o meno.
L’incontro diventa scontro, le amicizie di una vita si trasformano in delusioni e i parenti, serpenti fino a quel momento, rivelano sorprese inaspettate.
Niente è come appare e la normalità assume tratti variegati, soggettivi, dai contorni sfumati.
E quale finale dunque potremmo immaginare per uno spettacolo tanto assurdo ed ambizioso allo stesso tempo?
Una “riflessione”.
Con un ringraziamento sentito a tutti coloro che ci hanno seguito, “La cena 2020…a distanza” più che un epilogo termina con un’apertura ed un augurio: possa essere anche questa rappresentazione un modo per sensibilizzare e sensibilizzarci ai temi della diversità, del disagio, della disabilità…non per intristire i nostri animi, ma per trasformare le emozioni che ne derivano in azioni.
La prima, la più difficile e concreta si chiama “accettazione”.